venerdì 23 gennaio 2015

io e il web

social network Map di Butch Lebo

Oggi vi tocca un post un poco lungo e pesante, ma tant'è.
Ho iniziato a usare internet una quindicina d'anni fa. Sono una persona curiosa e quindi ho girato parecchio (sempre meno di quanto avrei voluto). Ho letto, studiato, giocato, mi sono divertita, ho fatto esperimenti pseudo-editoriali, qualche volta ho anche discusso. Ho gravitato molto nelle chat, un tempo quelle di msn, ma anche altre. Ho giocato di ruolo in un fantasy medievale. Ho usato da sempre gli instant messenger. Ho collaborato alla nascita di un sito e l'ho gestito per un po'. Mi sono costruita un mio blog, anzi due, anzi tre! E poi sono anche approdata ai social network.
Ogni esperienza mi è servita a qualcosa. Ho capito molto delle dinamiche che si sviluppano via internet, ho incontrato molte persone con cui avevo un colloquio "virtuale" e non le ho trovate diverse da quello che mi aspettavo, tranne forse in un solo caso. Uno su tantissimi, praticamente non conta. Ho imparato che hanno ragione quelli che si dichiarano cauti nel valutare le persone conosciute tramite uno schermo, ma anche che è inutile essere sempre negativi e prevenuti (come moltissimi sono), perché nel web come nella vita, quando ti crei una barriera attorno, gli altri si allontanano. (In fondo per quale ragione dovrebbero mettersi d'impegno ad abbatterla, se tu non fai niente per facilitare loro il lavoro?). Cauti ma ottimisti. Affabili ma non sprovveduti. Questa dovrebbe essere la regola!
Un'altra riflessione che mi va di fare è che trovo molto utili i social Network. Lo dico a voce alta, perché il pregiudizio è molto forte. Ma ugualmente a voce alta dico che molte critiche che ascolto sono assolutamente corrette e puntuali. Parlo della mia esperienza, ognuno poi potrà farsene (se crede) una propria. 
I motivi per cui trovo utile questo strumento io:
1) riesco a leggere molte notizie interessanti e commenti intelligenti, diffusi dai miei contatti: e questo è direttamente proporzionale al numero dei contatti, alla loro volontà di condivisione e naturalmente alla affinità che avete con loro. Indi se i vostri contatti pubblicano cose che ritenete stupidaggini, non prendetevela con loro, siete voi che avete sbagliato a scegliere i contatti!
2) a mia volta diffondo notizie o condivido riflessioni nell'etere, con chi ha voglia di seguirmi, di leggere quel che scrivo, e di commentarlo. Spesso è origine di ottimi scambi di idee anche con chi la pensa diversamente. E spesso io scrivo proprio per questo.
3) è un ottimo metodo per condividere anche ciò che si fa. Nel mio caso, gli oggetti che creo con le mie mani.
4) di quando in quando dei "contatti" diventano "amici", senza aspettarsi troppo, con la dovuta leggerezza, con allegria e quando qualcosa non va come avremmo immaginato, senza troppo rimpianto. 

Quello che invece non mi piace (e che osservo e registro senza capire):
1) l'enorme crescita della violenza verbale e delle manifestazioni di palese intolleranza verso chi è diverso o che percepiamo come diverso, per lingua, cultura, religione, scelte politiche o tendenze sessuali.
2) l'incapacità progressiva a sostenere le proprie idee in discussioni rispettose e costruttive, senza finire inesorabilmente nell'insulto.
3) la crescita esponenziale dell'autoreferenzialità (che si può riassumere nella consueta frase "la bacheca è mia, scrivo quello che mi pare, se non sei d'accordo non leggere e vai altrove")

Non capisco, perché tutti questi atteggiamenti sono la negazione dell'idea di condivisione
Condividere significa mettersi in discussione, esporsi al confronto con altri, ragionare, mediare. Non significa raggruppare solo consensi. Invece mi pare che la deriva "sociale" oggi sia proprio questo: sentirsi tutti un poco "guru", circondati da tanti seguaci, naturalmente sempre in accordo e divertirsi a scrivere manifesti, dichiarazioni, intenti. Indiscutibili. 
Ho smesso di seguire tante persone a cui mi legavano interessi comuni anche solo per via di questo atteggiamento, che non apprezzo. Sono stata buttata fuori da alcuni gruppi perché ho chiesto troppi perché. Eppure non ho mai offeso, non uso parole pesanti, non sono solita fare polemica gratuita.

Nonostante questo però credo che valga la pena di non demonizzare mai gli strumenti, semmai coglierne gli aspetti positivi, che sono tanti, e nello stesso tempo cercare anche di non tapparsi gli occhi (e il naso) di fronte a quello che positivo non è. 
Questo mi sento di dire, soprattutto a chi è (anche) genitore e ha il dovere di farsi un'esperienza e un'idea di quello che poi i nostri figli maneggeranno con più dimestichezza di noi.


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